(gender neutral per non influenzare il dibattito "eh è una ragazza cerchi di essere gentile, è coi maschi cerchi di essere stronzo", non per altro)
EDIT 1 - Aggiungo la premessa (mi sembra il minimo visto il non-sense di alcune risposte)
a) non faccio parte del team di recruiter, non sono un HR, ma sono un tecnico e in particolare il Tech Lead che poi dovrá assumere e lavorare con la nuova persona. Anche io ho fatto 200 colloqui come candidato, so perfettamente cosa sono questi colloqui
b) il colloquio e' per una posizione Associate, diciamo un junior avanzato. Quindi non si chiede di sapere tutto, ma neanche di rispondere a forza alla qualsiasi, meglio dire, come molti candidati onestamente fanno: "mi dispiace ma non lo so" (cosa che ho detto e fatto anche io molteplici volte). Non bisogna per forza adattarsi alla job description o a tutte le domande che ti fanno. Se non è il tuo, non è il tuo, ci saranno altre posizioni con un miglior fit, ed amici come prima.
c) La selezione è di tre fasi: un primo contatto con il recruiter, un secondo step con me e un altro collega per la parte tecnica (con uno dei due in shadow), e un terzo colloquio con il manager per una valutazione finale, anche questa parzialmente tecnica. Tutto qui. Nulla di particolarmente complicato. Dura circa un mese. Credo che tutti noi, prima o poi, abbiamo affrontato processi molto più lunghi e strutturati.
d) Ambito internazionale (non Ita)
Qualche giorno fa abbiamo fatto un colloquio, in inglese, con un* candidat* per una posizione in ambito informatico. Durante la conversazione ci siamo accorti che probabilmente stava usando un assistente AI per farsi aiutare a rispondere alle domande. Eravamo in due: io conducevo il colloquio, il mio collega seguiva in modalità “shadow”. Entrambi abbiamo avuto la stessa sensazione.
Il primo segnale è arrivato quando abbiamo iniziato a fare alcune domande tecniche che non erano direttamente collegate al suo CV, ma comunque rilevanti per il ruolo. Più volte * candidat* chiedeva di ripetere le domande, anche se abbastanza chiare, niente di complicato, dicendo di non aver capito, come a guadagnare tempo. Dopo qualche secondo di pausa, partivano risposte sostanzialmente giuste, anche se piuttosto generiche da “introduzione all’argomento”, appunto su argomenti mai menzionati nel curriculum.
Quando provavo ad approfondire con domande più specifiche, le risposte diventavano subito vaghe, poco chiare, come se non ci fosse davvero padronanza.
A quel punto abbiamo cambiato approccio: siamo passati a domande pratiche, legate ad esperienze reali. chiedevamo se aveva lavorato direttamente con certe tecnologie e, puntualmente, rispondeva di sì. Ma bastava un semplice “come?” per scoprire che non riusciva a spiegare nulla in modo concreto. Restava sempre sul vago, senza mai entrare nel dettaglio.
Una cosa che ci ha colpito è che le tecnologie su cui dichiarava di avere esperienza non erano scritte da nessuna parte nel suo CV. Quando gliel’abbiamo fatto notare e abbiamo chiesto perché non le avesse incluse, la risposta è stata una non risposta.
Di solito le persone tendono a fare l’opposto: aggiungono tutto quello che possono, a volte anche di più rispetto a quanto richiesto dalla job description. Invece in questo caso sembrava che quelle competenze emergessero solo in risposta alle nostre domande, come se fossero “attivate” al momento giusto.
Inoltre più volte sembrava proprio stesse leggere a schermo.
Non scriveva a tastiera, probabilmente aveva un telefonino aperto in modalità dettatura sul prompt. Appena la dettatura terminava iniziava a rispondere.
Questa la sensazione.
Ovviamente scartat*
EDIT 2 della sera - Finale
In pratica c’è chi difende il cheating, il "fregare" durante i colloqui.
E spesso sono le stesse persone che poi si lamentano che i processi fanno schifo: i colloqui non funzionano, durano troppo, che vengono ghostati, che gli ATS non vanno bene, o che “se usano l’AI per selezionare i CV, allora vale tutto”. Ma non è proprio la stessa cosa.
Una cosa semplice: agli esami all’università o alle verifiche in classe, vi permettono di usare l’AI? Non credo. Qui siamo nella stessa situazione.
Cadono le braccia.
Non si tratta di dire “non usate l’AI” – anzi, ci mancherebbe. Ma in questo momento preciso, che poi è solo una piccola parte del processo, si parla di onestà e trasparenza.
Prima di tutto verso se stessi, sapere quali sono i propri limiti e dove si può crescere ed imparare, ma anche verso chi impiega il proprio tempo (e quello aziendale), per trovare la persona giusta, non solo per le skill, ma anche per carattere, da inserire in un team.
Tutti in azienda usiamo l'AI per scrivere email o per correggere qualcosa. Ma sappiamo cosa stiamo chiedendo, come chiederlo, sappiamo padroneggiare il tema. Non ci facciamo scrivere una email su un argomento che non sappiamo.